In viaggio
Prima di partire verso quella grande avventura che è il Salone
Internazionale del Libro di Torino, avevo scritto sulla pagina facebook una
domanda alquanto preoccupante, anche se accompagnata da un sorriso: “Domani
a Torino, alla Fiera del Libro, troveremo l'Isola... che c'è, ma non si vede?”.
Dopo quasi due giorni di
scorrerie tra padiglioni, stand e gente in perenne viavai, ancora non lo so. Ma
sta di fatto che è un esperienza unica e se non scrivo adesso tutto ciò che ho
visto e sentito, non credo riuscirò a liberarmi dal groviglio di emozioni che
ho dentro.
Prima tappa del viaggio:
Bologna. Tra pesaresi acquisiti e originiari del luogo ci diamo appuntamento in
Piazza del Popolo, cariche di valigie ed emozioni. Il bel sole mattiniero
sembra un segno di buon augurio. Scherzando e ridendo, dopo due ore di treno arriviamo
a Bologna, dove ci aspetta l’altra parte del gruppo e la nostra amica Martina
con la sua macchina, soprannominata “Giuggi”. La cara Giuggi, è pronta per
partire e per avviarci a Torino. Quattro ore di viaggio, 4 ore di conversazione
tra colleghe. Il filo conduttore: il Salone del Libro, il Master, i progetti e
le prove che dobbiamo ancora concludere, i colloqui per lo stage, il nostro
futuro insicuro in editoria, ma anche battute di spirito e tante risate godendo
un paesaggio tra campi verdi, casette e piccoli castelli, aimè, difficili da
fotografare al volo.
E poi, la bella Torino.
Tra
i libri
Il primo impatto con il
Salone è impressionante. In quell’immenso spazio, con gente importante e meno,
tra milioni di libri, ci si sente quasi come un essere minuscolo che può
perdersi facilmente senza ritrovare la via del ritorno. Basta poco per scoraggiarsi,
e invece no! Oggi non è il giorno giusto per lasciarsi prendere dal panico e
dai dubbi! Forza e coraggio e via per i meandri della fiera, con l’intento di
scoprire cosa succede nel mondo dell’editoria, in quel mondo in cui tutti noi
aspiriamo, un giorno, a far parte. Muniti di cartine, appunti e domande da fare
agli editori ci avviamo spersi verso gli stand preferiti.
Cerco di fare una
selezione come Calvino: case editrici il cui catalogo mi piace e vorrei vedere
da vicino; case editrici che hanno pubblicato diversi libri che mi interessano
e cosi via, ma non ce la faccio.
Passo in rivista le
Grandi, quelle che hanno fatto la storia dell’editoria italiana, quelle che
erano conosciute anche in un paese comunista e chiuso fuori dal mondo come l’Albania:
“Einaudi”, “Mondadori”, “Feltrinelli”, “Rizzoli” ecc.
Il mio giro continua ed arrivo nello stand di Edizioni E/O. Mi piacciono i suoi libri che spaziano da est a ovest, con collane: “Dal mondo”, “Assolo”, “Sabot/age” ecc. in filiera con altre due case editrici Europa Editions America e la giovane Europa Editions UK. Mi avvio a parlare con qualcuno per domande sul futuro dell’editoria, se sono preparati o meno per l’era digitale che ci sta “occupando” pian-piano. Ed è proprio Gianluca Catalano, Sales and Marketing Manager di questa casa editrice che, sorridendo, mi dice: “è una bella opportunità il digitale. È un altra forma di arte. Per noi, l’impegno per un libro o per un e-book è lo stesso, la cura editoriale è la stessa. Quello che è importante per entrambi è il contenuto e per di più su e-book cerchiamo di conservare la leggibilità.”
‘Un altro punto a favore
del digitale’, penso tra me. E lui come se si rendesse conto della mia
esitazione aggiunge: “ma al carteceo non ci rinunciamo”.
Allo stand di ISBN Edizioni
e il Saggiatore, un incontro piacevolissimo. Guardando i libri particolari di
narrativa e saggistica prodotti da ISBN, l’occhio mi cade su un altro titolo
“Al di là della montagna” dialoghi postumi di Paul Celan e Benjamin Fondane del
Saggiatore. Ho scoperto da poco Celan e mi appassiona qualsiasi cosa su di lui.
Scopro che l’autore del libro Norman Manea è qui. Vorrei avere un autografo e
scoprire qualcosa di più su Celan. Ma la mia timidizza, come sempre, si fa viva
nei momenti più innoportuni, e oltre al mio nome, al quale lui risponde
sorpreso con la Marcia Triomfale di Aida, non sono riuscita a dire altro. Ringrazio
sorridendo e mi perdo ancora in quell’infinito labirinto, che mi rassicura e mi
terrorizza nello stesso tempo.
Per mia grande
soddisfazione, trovo anche autori albanesi che con le loro storie portano un
pezzettino del nostro paese: Ardian Christian Kyçyku con “I fiumi del Sahara”
da Zandonai Editore; Anilda Ibrahimi con “L’amore e gli stracci del tempo” da
Einaudi; Artur Spanjolli con “La sposa rapita” e tanti altri. Ma vorrei che
fossero di più.
In un momento, penso che
forse questo salone, dove s’intrecciano storie e lingue di tutto il mondo, non
ha niente da invidiare alla biblioteca di Babele descritta da Borghes e temo
che anche se mi lasciassero lì per una vita intera non riuscierei mai a leggere
un decimo di quei LIBRI CHE DEVONO ESSERE LETTI ASSOLUTAMENTE NELLA VITA.
A. B.
A. B.