Pages

5/15/2012

Dentro un labirinto chiamato “Salone del Libro”



In viaggio

Prima di partire verso quella grande avventura che è il Salone Internazionale del Libro di Torino, avevo scritto sulla pagina facebook una domanda alquanto preoccupante, anche se accompagnata da un sorriso: “Domani a Torino, alla Fiera del Libro, troveremo l'Isola... che c'è, ma non si vede?”.
Dopo quasi due giorni di scorrerie tra padiglioni, stand e gente in perenne viavai, ancora non lo so. Ma sta di fatto che è un esperienza unica e se non scrivo adesso tutto ciò che ho visto e sentito, non credo riuscirò a liberarmi dal groviglio di emozioni che ho dentro.
Prima tappa del viaggio: Bologna. Tra pesaresi acquisiti e originiari del luogo ci diamo appuntamento in Piazza del Popolo, cariche di valigie ed emozioni. Il bel sole mattiniero sembra un segno di buon augurio. Scherzando e ridendo, dopo due ore di treno arriviamo a Bologna, dove ci aspetta l’altra parte del gruppo e la nostra amica Martina con la sua macchina, soprannominata “Giuggi”. La cara Giuggi, è pronta per partire e per avviarci a Torino. Quattro ore di viaggio, 4 ore di conversazione tra colleghe. Il filo conduttore: il Salone del Libro, il Master, i progetti e le prove che dobbiamo ancora concludere, i colloqui per lo stage, il nostro futuro insicuro in editoria, ma anche battute di spirito e tante risate godendo un paesaggio tra campi verdi, casette e piccoli castelli, aimè, difficili da fotografare al volo.
E poi, la bella Torino.

Tra i libri
Davanti al Lingotto Fiere, che ospita da 25 anni una delle fiere piu grandi del libro, ci aspetta l’editore Francesca Chiappa della casa editrice Hacca, che tra mille cose che pretendevano la sua attenzione, ci ha dedicato un bel po’ del suo tempo prezioso, ci ha fatto da guida e anche da consigliere.
Il primo impatto con il Salone è impressionante. In quell’immenso spazio, con gente importante e meno, tra milioni di libri, ci si sente quasi come un essere minuscolo che può perdersi facilmente senza ritrovare la via del ritorno. Basta poco per scoraggiarsi, e invece no! Oggi non è il giorno giusto per lasciarsi prendere dal panico e dai dubbi! Forza e coraggio e via per i meandri della fiera, con l’intento di scoprire cosa succede nel mondo dell’editoria, in quel mondo in cui tutti noi aspiriamo, un giorno, a far parte. Muniti di cartine, appunti e domande da fare agli editori ci avviamo spersi verso gli stand preferiti.
Cerco di fare una selezione come Calvino: case editrici il cui catalogo mi piace e vorrei vedere da vicino; case editrici che hanno pubblicato diversi libri che mi interessano e cosi via, ma non ce la faccio.
Passo in rivista le Grandi, quelle che hanno fatto la storia dell’editoria italiana, quelle che erano conosciute anche in un paese comunista e chiuso fuori dal mondo come l’Albania: “Einaudi”, “Mondadori”, “Feltrinelli”, “Rizzoli” ecc.
Una novità che troviamo interessante è l’idea dell’Incubatore, un angolo dedicato alle piccole e giovani case editrici, dove possiamo apprendere le difficoltà, l’impegno e la passione che ci vuole per far decollare ai nostri giorni una piccola casa editrice.
Il mio giro continua ed arrivo nello stand di Edizioni E/O. Mi piacciono i suoi libri che spaziano da est a ovest, con collane: “Dal mondo”, “Assolo”, “Sabot/age” ecc. in filiera con altre due case editrici Europa Editions America e la giovane Europa Editions UK.  Mi avvio a parlare con qualcuno per domande sul futuro dell’editoria, se sono preparati o meno per l’era digitale che ci sta “occupando” pian-piano. Ed è proprio Gianluca Catalano, Sales and Marketing Manager di questa casa editrice che, sorridendo, mi dice: “è una bella opportunità il digitale. È un altra forma di arte. Per noi, l’impegno per un libro o per un e-book è lo stesso, la cura editoriale è la stessa. Quello che è importante per entrambi è il contenuto e per di più su e-book cerchiamo di conservare la leggibilità.”
‘Un altro punto a favore del digitale’, penso tra me. E lui come se si rendesse conto della mia esitazione aggiunge: “ma al carteceo non ci rinunciamo”.
Allo stand di ISBN Edizioni e il Saggiatore, un incontro piacevolissimo. Guardando i libri particolari di narrativa e saggistica prodotti da ISBN, l’occhio mi cade su un altro titolo “Al di là della montagna” dialoghi postumi di Paul Celan e Benjamin Fondane del Saggiatore. Ho scoperto da poco Celan e mi appassiona qualsiasi cosa su di lui. Scopro che l’autore del libro Norman Manea è qui. Vorrei avere un autografo e scoprire qualcosa di più su Celan. Ma la mia timidizza, come sempre, si fa viva nei momenti più innoportuni, e oltre al mio nome, al quale lui risponde sorpreso con la Marcia Triomfale di Aida, non sono riuscita a dire altro. Ringrazio sorridendo e mi perdo ancora in quell’infinito labirinto, che mi rassicura e mi terrorizza nello stesso tempo.
Per mia grande soddisfazione, trovo anche autori albanesi che con le loro storie portano un pezzettino del nostro paese: Ardian Christian Kyçyku con “I fiumi del Sahara” da Zandonai Editore; Anilda Ibrahimi con “L’amore e gli stracci del tempo” da Einaudi; Artur Spanjolli con “La sposa rapita” e tanti altri. Ma vorrei che fossero di più.  
In un momento, penso che forse questo salone, dove s’intrecciano storie e lingue di tutto il mondo, non ha niente da invidiare alla biblioteca di Babele descritta da Borghes e temo che anche se mi lasciassero lì per una vita intera non riuscierei mai a leggere un decimo di quei LIBRI CHE DEVONO ESSERE LETTI ASSOLUTAMENTE NELLA VITA. 


A. B.